I PROGETTI

I nostri progetti nascono dall’indagine su un tema portante che viene declinato attraverso diverse azioni e si accompagnano alla produzione di un nuovo spettacolo o performance. Le azioni, oltre che di carattere performativo, riguardano sempre interventi di informazione, prevenzione, formazione e presa in carico con diversi target e contesti specifici.

 

TEATRO EXPRESS - CURE TEATRALI A DOMICILIO

Teatro Express – cure teatrali a domicilio: un’idea itinerante di Arte, Cultura, Viaggio, Prossimità, Cambiamento e Cura, attraverso monologhi e fiabe sui pianerottoli e i giardini delle case dei cittadini. Il progetto mette in essere risorse interne ed esterne all’organizzazione ai fini di promuovere azioni di cura teatrale a domicilio e nelle comunità ospitanti attraverso una sinergia tra ambito culturale, sociale e sanitario, proponendo un modello innovativo di azione e metodologia condivisa. L’ipotesi è quella agire su alcuni beneficiari primari quali: anziani e persone in difficoltà psicofisica, famiglie meno abbienti, luoghi ospitanti e comunità di riferimento. In particolare, il progetto si prefigge i seguenti obiettivi di cambiamento:

A) Contrastare la fragilità e l’isolamento delle fasce più deboli delle comunità coinvolte nel progetto.
B) Potenziare l’empowerment di una comunità attraverso le cure teatrali a domicilio e le residenze di Teatro Express
C) Potenziare il senso di appartenenza alla propria comunità e il recupero di una memoria collettiva.
D)Solidificare le azioni di Peso Specifico Teatro nel senso di un teatro volto alla cura per la persona e la comunità.

In particolare, il progetto ha l’obiettivo di rendere continuativa ed ambulante un’azione di “pronto soccorso culturale” in presenza, volta alla promozione del benessere e al contrasto della fragilità psicofisica della Comunità, a partire dal nostro progetto Teatro Express- iniziato
durante il lockdown a Dicembre 2020 e vincitore di diversi premi importanti.

La pandemia ha accentuato la solitudine, la percezione di precarietà e imprevedibilità, rendendo sempre più necessario mantenere una prossimità, uno sguardo occhi negli occhi, fautore di emozioni, confronto e ascolto reciproco. Teatro Express – cure teatrali a domicilio è
un progetto di welfare culturale importante anche per la compagnia, come naturale evoluzione di un percorso di teatro sociale volto alla cura della persona e della comunità, per realizzare un’azione continuativa e gratuita di sostegno alla fragilità dilagante, in collaborazione con medici e centri di promozione del benessere. Il progetto si pone, come obiettivi primari, la promozione e il sostegno del benessere, della cura e della relazione in persone che si trovano in condizioni di fragilità e povertà ad ampio spettro. Abitare la soglia mantenendo la prossimità significa intervenire casa per casa utilizzando il teatro come strumento di dialogo, di relazione e condivisione profonda.

LEGGI L’INTERVISTA A CURA DI RENZO FRANCABANDERA SU PAC – PANE ACQUA CULTURE

IL PROGETTO W/M - IL GRANDE CANCELLIERE

Un  progetto di teatro sociale e di comunità rivolto a persone di diverse etnie, volto all’integrazione e allo sviluppo della consapevolezza personale e sociale e allo sviluppo di quelle che vengono chiamate life skills soft skills.

In una società multietnica si rende sempre più necessario il convivere di diverse culture in modo creativo, interattivo e non giudicante.

Una formazione attraverso il metodo di teatro sociale e di comunità psicoarmonico, per mettere in evidenza abilità, propensioni e capacità personali e di gruppo in relazione alla comunità ospitante.

Macro e micro obiettivo:

Il progetto si pone l’obiettivo generale di migliorare l’integrazione, la relazione e la convivenza di una comunità multietnica, attraverso una maggiore consapevolezza individuale e sociale, approfondendo nella ricerca umana, il rapporto tra dimensione emotiva, cognitiva, immaginativa e corporea.

Il laboratorio teatrale verte su di una ricerca prima di tutto autobiografica, successivamente traslata nel contesto di un capitolo tratto da “Il Maestro e Margherita”: Il gran ballo di Satana.

Il Fardello emotivo e di vita di ciascun partecipante rappresenta il tema portante. Condividere il proprio viaggio e le proprie emozioni, infatti, apre ad una conoscenza profonda di Sé e dell’Altro, priva di giudizi e pregiudizi.

Il Teatro si fa ponte tra esperienza emotiva ed esperienza sociale, per una nuova ristrutturazione del gruppo.

Una formazione diretta principalmente a due obiettivi:

1) Fornire sia gli strumenti tipici del linguaggio teatrale (drammaturgia del movimento,

narrazione, uso della voce, rapporto del corpo nello spazio, drammaturgia dell’oggetto, melologo, elementi di scenografia).

2) Costruire buone interazioni sociali e condivisioni di saperi e di competenze emotive, cognitive ed esperienziali.

Tema principale

Il tema comune parte dal libro “Il Grande Cancelliere”, nel quale sono raccolti gli inediti del

romanzo “Il Maestro e Margherita” di M. Bulgakov. Un libro dove il rapporto tra Arte e Potere è uno dei filoni narrativi più importanti. Negli inediti si scopre che il Maestro, prima di essere portato in manicomio, viene deportato in un lager, è dunque un prigioniero politico!

Indagheremo quindi i fardelli di ogni partecipante e il rapporto tra attribuzione della colpa e potere vigente, per poi mettere in luce l’importanza dell’Arte libera da ogni costrizione, come espressione massima di libertà collettiva e individuale, promotrice del benessere collettivo e della salute.

Metodologia

Il Teatro sociale e di comunità psicoarmonico è un metodo attento alla crescita umana e della comunità nelle dimensioni culturale, educativa, sociale e del benessere. Ha come riferimento fondante i valori e i principi di educazione alle differenze, dell’integrazione e dell’inclusione, del diritto individuale e della responsabilità sociale, delle competenze emotive, relazionali e cognitive necessarie allo sviluppo delle competenze di vita; dell’importanza del vivere e dell’agire creativo per una riscoperta dell’importanza dell’arte, dell’ ecologia della mente nel rapporto tra persona e ambiente, nella riscoperta dell’uomo come parte di una natura da rispettare e coadiuvare.

Ha diverse finalità: una di tipo artistico, propria della dimensione teatrale in ottica di sviluppo culturale e una di tipo sociale, di crescita e potenziamento della persona e delle relazioni tra persone nella partecipazione attiva della comunità ospitante. Questo metodo si caratterizza per coinvolgere attivamente le persone comuni nel processo creativo proprio del teatro in qualità di attori o altri ruoli. Un teatro dove si partecipa attivamente, dove si è attori più che spet-at(t)ori.

Riferimenti teorici:

Gli ambiti da cui il metodo desume teorie e tecniche di applicazione sono: quello della ritualità teatrale di Turner e Shechner, quello pedagogico e psicologico da Piaget a Bruner, nuove neuroscienze, interazione sociale di Bauman e Goffman e ricerca teatrale del 900 da Stanislavski a Grotowski, fino a Peter Brook, Eugenio Barba.

Particolari spunti sono colti dalle teorie dell’apprendimento, della psicologia dello sviluppo e della comunità e della promozione del benessere e della salute.

Dalla sua nascita negli anni 1970 ad oggi, questa forma teatrale ha assunto nomi differenti. In particolare, in Italia, questa esperienza teatrale si è diffusa nelle periferie, nelle fabbriche, nei carceri, nei contesti psichiatrici, per poi prendere piede in ambiti di prevenzione, formazione e cura della persona, quali scuole ed università, centri di formazione, case di riposo, quartieri multietnici, ecc… Nel corso degli ultimi 15 anni, l’esperienza di teatro sociale e di comunità in Italia, si è diffusa ampiamente, divenendo una pratica centrale in diversi contesti sociali. Importanti figura di riferimento sono il prof. Alessandro Pontremoli dell’Università di Torino e del Social Community Theater Center e Gabirele Vacis nel suo Centro di pratiche teatrali per la cura della Persona. Questo tipo di teatro viene rielaborato da Peso Specifico in ottica psico-armonica, sviluppando un approccio integrato tra teatro e psicopedagogia e applicando un metodo teatrale psico-didattico.

La visione dell’essere umano e della Comunità

Si parte da una visione olistica dell’essere umano.

Il macro obiettivo è quello sviluppare a pieno le potenzialità dell’essere umano, a partire dal bambino sino all’anziano, in ottica di interazione e relazione comunitaria attiva e collaborativa, dove vengano valorizzate le differenze e le specificità di ognuno.

Consapevolezza di sé, empatia, comunicazione efficace, gestione delle emozioni, educazione alle differenze per promuovere una cittadinanza di genere: queste alcune delle aree di esplorazione a partire dal riconoscimento del legame tra dimensione affettiva, immaginativa, cognitiva e corporea.

Comunità inclusive e resilienti

La crisi della dimensione comunitaria e le involuzione di una visione individualistica e sempre più immediata della vita sociale creano un disagio sociale diffuso con comportamenti sempre più critici sul piano etico, civile e della salute stessa. L’esperienza teatrale, nella sua dimensione artistica e sociale, si fa luogo di rigenerazione delle relazioni, di costruzione di legami divenendo una scuola di coraggio, solidarietà e resilienza” (Alessandro Pontremoli)

Nelle azioni rivolte alla comunità e alla comunicazione interculturale il teatro promuove e sviluppa pratiche di partecipazione attiva e consapevole volte ad uno sviluppo sociale, culturale, artistico ed educativo fondamentali per una costruzione comunitaria volta al benessere delle persone e della società tutta.

IL PROGETTO BARBABLU

Il percorso su Barbablu nasce dall’interesse da parte della regista e drammaturga Roberta Spaventa che nel 2004 si è laureata in Psicologia Clinica con una tesi sull’origine della violenza. Tale indagine è andata dunque ad approfondirsi con il lavoro della compagnia che, dal 2011, ha iniziato a lavorare su diversi ambiti:

  • Percorso di prevenzione per le scuole primarie di Educazione alle emozioni a mediazione teatrale, finanziato dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Modena, dalla regione Emilia Romagna e progetto  europeo DAF Attraverso i contenuti della fiaba e il gioco teatrale, si è lavorato con i bambini e con gli insegnanti sui temi della curiosità, del divieto, della fiducia e della differenza di genere. Dall’Anno Scolastico 2011/12 ad oggi.
  • Percorso di prevenzione per scuole secondarie di primo e secondo grado di indagine e comprensione della violenza di genere, incentrato sulla relazione a mediazione teatrale, finanziato dall’Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Modena, dalla regione Emilia Romagna e progetto europeo DAF. Dopo aver visionato l’ultima scena del nostro spettacolo Barbablu, i ragazz* vengono portati ad indagare il tema della violenza di genere in tuttti gli ambiti della vita sociale in particolare in quello relazionale, per giungere ad una comprensione di come essa sia insidiosa e presente in ogni contesto e  ambito socio-culturale. Anni Scolastici 2017/18 e 2018/19.
  • Produzione dello spettacolo Spettacolo di teatro contemporaneo incentrato sulla dinamica della violenza, in particolare quella di genere, con diverse repliche italiane. Primo studio novembre 2013 – Debutto marzo 2014.
  • Presentazione dello spettacolo Barbablu alla Cinquantesima edizione del Festival Avignon OFF 2015 .
  • Ideazione e allestimento dell’installazione La stanza proibita presso Galleria 42 – Modena, febbraio 2014.
  • Percorso di formazione studenti universitari. Nostro compito è quello di fornire ai giovani adulti input e strumenti non solo di informazione e riflessioni, ma di condivisione profonda delle dinamiche emotive scatenanti la rabbia, l’insuccesso, il senso del possesso e della manipolazione dell’altro. Si tratta di un percorso che promuove elementi di riflessione e di comprension prima di tutto emotiva e poi cognitiva, del fenomeno della violenza, in particolare quella di genere, attraverso un percorso di creazione collettiva.
  • Percorso terapeutico-formativo con donne che hanno subito violenza. Ci si pone l’obiettivo di indagare ed approfondire le emozioni e le riflessioni scaturite dalla visione dello spettacolo per attivare un processo di conoscenza e consapevolezza delle proprie dinamiche interne: aspettative, pregiudizi, schemi di pensiero e comportamento legati alla figura del giudice interno e del gioco vittima-carnefice, per trovare nuovi strumenti da utilizzare per promuovere un nuovo benessere e interrompere la spirale della violenza.

IL PROGETTO VUOTO A RENDERE

Un progetto-spettacolo a dimensione sociale. Vincitore del Bando Prime Visioni 2011. Spettacolo realizzato con il sostegno di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione.

Il progetto-spettacolo “Vuoto a rendere” si compone di due momenti: uno di formazione e uno di messa inscena dello spettacolo stesso. La compagine è eterogenea ed è formata dagli attori e musicisti di Peso Specifico Teatro e da un coro di bambini e di anziani della zona in cui lo spettacolo viene rappresentato. Essi vengono coinvolti direttamente attraverso una formazione artistica, utilizzata come strumento per portare in campo la loro visione del mondo e il loro modo di costruirlo.

La selezione di questo Coro avviene utilizzando il semplice criterio della motivazione e del desiderio di aderire al progetto. Il gruppo eterogeneo così composto partecipa ad un periodo di formazione  durante il quale vengono poste le basi per configurare il Coro dello spettacolo “Vuoto a rendere”.

Si prevede dunque, per ogni tappa, circa una settimana di formazione in loco. Tale elemento diviene essenziale per poter creare una partecipazione attiva della popolazione locale con l’obiettivo di portare, di volta in volta, uno spaccato culturale fatto di tradizioni, modi di vedere e vivere il mondo, rispecchianti la comunità ospitante.

 

Lo spettacolo:

Vuoto a rendere è una fiaba sull’origine dell’umanità raccontata ai bambini come un viaggio mitologico dai primordi sino ai nostri giorni.

Dal canto, come linguaggio usato per significare il mondo, alla vuota parola come status-symbol dell’era moderna, dal rito collettivo agli attuali rituali nevrotici, sintomo di una società che implode su se stessa.

Gli stessi personaggi, partiti dall’iniziale condizione primordiale, arrivano ai nostri giorni come esseri umani disadattati, compulsivi, maniacali, forse strampalati, a loro modo poetici.

“Vuoto a rendere” assume qui una duplice accezione: contenitore di una tradizione e di una cultura da consegnare alle nuove generazioni che rischia di essere svuotata di senso e di significato; vuoto di identità degli stessi personaggi-attori della vita quotidiana.

La musica diviene partitura scenica intrinsecamente legata al viaggio degli attori lungo le fila del tempo che scorre, creando elementi armoniosi e stridenti al contempo.

Il Coro, di anziani e bambini, è colui che vede, che sa e che dice, il saggio manifesto di una trasformazione avvenuta in un modo tra i tanti possibili. A lui è affidata la consegna, attraverso il recupero della propria memoria e al contempo di una nuova possibilità di azione creatrice e innovativa.

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