Canti Richiami d'amore

Ginevra Di Marco
e l’orchestra da camera Stazioni lunari


In concerto

Canti, richiami d’amore è un excursus tra la canzone d’autore e quella popolare; brani tratti dal cantautorato italiano di qualità e dalla secolare produzione delle varie regioni d'Italia, scelti per significato evocativo e morale. Canzoni legate all’anima e alla sfera più intimista, spirituale, canzoni alla ricerca delle tematiche più importanti, la difesa dei più deboli, l’amore, la felicità. Un concerto che vuole coinvolgere il pubblico in un’onda emotiva continua. Lo spettacolo sarà diviso in due parti: nella prima, Ginevra di Marco alla voce, Francesco Magnelli al pianoforte e magnellophoni, Andrea Salvadori alla chitarra classica, allo tzouras e all’elettronica, presenteranno il nuovo cd, composto da capolavori quali La sposa di Giuni Russo, Brace dei C.S.I, Montesole dei P.G.R, Sidun di Fabrizio De Andrè, L’Ombra della luce di Franco Battiato, Nuena nuena di Enzo Avitabile, insieme a classici della tradizione popolare, quali i toscani Storia del 107 e Cinquecento catenelle d’oro, e Tumbalalaika, tradizionale yiddish. Nella seconda parte, meno rigorosa e più aperta al gioco con il pubblico, Ginevra insieme ai suoi musicisti interpreterà un insieme dei brani che l’hanno resa nota al grande pubblico in questi anni, soprattutto nella sua carriera solista, dal tradizionale toscano La leggera a Malarazza di Domenico Modugno, da Gracias a la Vida di Violeta Parra ad Amandoti dei CCCP.

Libero

Giovedì 2 settembre 1943. Ore 11.55. Una giornata limpidissima. Da questa mattina presto che Libero se ne sta alla finestra, guarda fuori e disegna furiosamente. Fra un minuto si scatenerà l'inferno e forse non ci sarà più il tempo per disegnare. O la forza. O la motivazione.

Libero nel Paese della Resistenza

Di e con Andrea Brunello. Regia Christian Di Domenico. Composizione artistica Salvatore Crisà. Disegno luci Paolo Dorigatti.

Un viaggio nel favoloso mondo di Libero durante gli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale. Libero, che vive con la sua famiglia nel quartiere della Portèla a Trento, è una persona speciale... non guarda mai negli occhi le persone... emette strani suoni invece di parole... non gli piace essere toccato. La gente pensa che lui sia matto. Ma i suoi amici gli vogliono un gran bene. E lui disegna. Disegna sempre.

Protagonisti dello spettacolo sono proprio i disegni che Libero fa giovedì 2 settembre 1943 seduto alla finestra, guardando verso sud, in una corsa contro il tempo... dalle 6.20 fino alle 11.56 della mattina.

Libero nel Paese della Resistenza è una parabola universale dove incontriamo personaggi di tutte le estrazioni sociali a cominciare dalla famiglia di Libero: Cesare classe 1892, Ferruccio classe 1895, Ezechiele classe 1898, Antonia classe 1900 l'unica sorella e suo marito Renato. Mamma Giustina e papà Fortunato. Tutti diversi e tutti accomunati da un pazzo e beffardo destino. Ci sono gli amici di Libero: Rosario il panettiere, Francesco il fruttivendolo, Don Luigi il parroco, Gino il pittore e La Giorgia che è la sua modella. Ma anche il conte Giannantonio, il dottore Mario, Gigino figlio di Cesare Battisti, sua madre Ernesta e La Tina, l'infermierina... Sullo sfondo c'è sempre Mussolini...

Ecco la Portèla, un microcosmo favoloso, il quartiere di Trento antico, umido, muffoso, gonfio di umanità che il 2 settembre 1943 viene devastato dalle bombe di demolizione americane.

Libero nel paese della resistenza

Giovedì 2 settembre 1943. Ore 11.55. Una giornata limpidissima. Da questa mattina presto che Libero se ne sta alla finestra, guarda fuori e disegna furiosamente. Fra un minuto si scatenerà l'inferno e forse non ci sarà più il tempo per disegnare. O la forza. O la motivazione.

 

Libero nel Paese della Resistenza

Di e con Andrea Brunello. Regia Christian Di Domenico. Composizione artistica Salvatore Crisà. Disegno luci Paolo Dorigatti.

Un viaggio nel favoloso mondo di Libero durante gli anni del fascismo e della seconda guerra mondiale. Libero, che vive con la sua famiglia nel quartiere della Portèla a Trento, è una persona speciale... non guarda mai negli occhi le persone... emette strani suoni invece di parole... non gli piace essere toccato. La gente pensa che lui sia matto. Ma i suoi amici gli vogliono un gran bene. E lui disegna. Disegna sempre.

Protagonisti dello spettacolo sono proprio i disegni che Libero fa giovedì 2 settembre 1943 seduto alla finestra, guardando verso sud, in una corsa contro il tempo... dalle 6.20 fino alle 11.56 della mattina.

Libero nel Paese della Resistenza è una parabola universale dove incontriamo personaggi di tutte le estrazioni sociali a cominciare dalla famiglia di Libero: Cesare classe 1892, Ferruccio classe 1895, Ezechiele classe 1898, Antonia classe 1900 l'unica sorella e suo marito Renato. Mamma Giustina e papà Fortunato. Tutti diversi e tutti accomunati da un pazzo e beffardo destino. Ci sono gli amici di Libero: Rosario il panettiere, Francesco il fruttivendolo, Don Luigi il parroco, Gino il pittore e La Giorgia che è la sua modella. Ma anche il conte Giannantonio, il dottore Mario, Gigino figlio di Cesare Battisti, sua madre Ernesta e La Tina, l'infermierina... Sullo sfondo c'è sempre Mussolini...

Ecco la Portèla, un microcosmo favoloso, il quartiere di Trento antico, umido, muffoso, gonfio di umanità che il 2 settembre 1943 viene devastato dalle bombe di demolizione americane.

Mutu

Mutu

scritto da Aldo Rapè

con Aldo Rapè e Marco Carlino

regia  Lauro Versari

Coup de cœur du Club de la presse

Miglior Spettacolo Straniero 2012

 Festival Avignon Off 2012

Mutu. Una storia che è una bomba ad orologeria.

E' la storia di due fratelli, due uomini del nostro tempo, uno prete e l’altro mafioso, ingabbiati nelle loro vesti e nei loro ruoli ma desiderosi di scappare. La mafia e la chiesa, come pretesto per parlare del vero male che colpisce i due protagonisti: la solitudine ed il vuoto esistenziale che esiste nella nostra civiltà.

Sinossi

Saro e Salvuccio. Il prete e il mafioso. Una storia di due fratelli. Due vocazioni a confronto. Due uomini sotto lo sguardo dello stesso Dio. Insieme dopo tanti anni. Muti, tutti muti per anni, muti per fame e per necessità. Ma un giorno la coscienza ed il sangue cominciano ad urlare.

Note d'intenzione

C’è nell’aria puzza di mafia, puzza di qualcosa di sporco. 

L’organizzazione delle stragi si è trasformata in organizzazione imprenditoriale. Si è fusa con la politica, con le amministrazioni pubbliche e quelle private. In modo capillare è entrata nelle chiese, nei palazzi e soprattutto nelle case della povera gente.

Rosario e Salvuccio, il nero ed il bianco, due “recite” contrapposte per uno stesso fine, evadere, strappandosi tutte le maschere, una ad una, per ritrovarsi fratelli. Nessuno può fuggire senza l'aiuto di coloro che sono fuggiti precedentemente. Ogni uomo può trovare un giorno la possibilità di evadere, di sentirsi libero, a condizione che egli sappia rendersi conto di essere in gabbia.

 

Media et Presse -  Italy

"il killer ed il prete, il MUTU di Rapè convince....la forza espressiva di questo testo e della sua efficace messa in scena sta nello scontro dagli stridori metallici di due culture così tanto diverse ma strette nello stesso addolorato abbraccio di due fratelli...."       (Giornale di Sicilia, 12 Ott 2008)

"due fratelli ed il mal di vivere...il conflitto perenne di due universi distanti.....interessante la drammaturgia di Rapè che mette a confronto la religiosità dei santini bruciati con quella di un dio a fianco degli ultimi. E che con un linguaggio semplice, ma incisivo racconta il male oscuro del vivere...."    (La Repubblica, Palermo 11 Ott 2008)

"continua a scavare dentro il cuore di tenebra della Sicilia, Aldo Rapè, duro attacco ai silenzi che tagliano le gambe alla libertà, al riscatto, silenzi che hanno come blasfema cornice una religiosità che è solo rituale e che nulla ha a che fare con il messaggio di pace di Cristo....."        (Giornale di Sicilia, Rosa Li Vecchi)

"l'avvincente scrittura di Rapè svela poco a poco un dramma familiare....fra le righe di questa sofferta ed appassionata drammaturgia si agita il sospetto che la radice del male sia nell'ideale dna di una terra madre (il nostro Mezzogiorno) amara quanto irresistibile. Al bel testo corrispondono una regia coerente e soprattutto interpretazioni intense. Che bravi i due attori..."    (Il Quotidiano di Bari, Italo Interesse)

"Chiesa e Mafia, due istituzioni che intrecciano le loro affilate e sotterranee dietrologie nella devozione per il silenzio....energico e vivace Aldo Rapè...uno spettacolo irruente e sospeso, che diventa un grido di libertà e una vibrazione di sentimenti nudi...l'equilibrio distante della propria libertà...."         (Puglia TV)

Dio Valzer

MARA REDEGHIERI
in
“DIO VALZER” canzoni popolari anarcosindacali
CONCERTO

MARA REDEGHIERI: voce
NICOLA BONACINI: contrabbasso
LORENZO VALDESALICI: chitarra acustica, chitarra manouche
STEFANO MELONE: ingegnere del suono


La canzone anarchica ha una lunga e gloriosa storia. Da sempre i socialisti prima e gli anarchici poi, hanno messo in versi le proprie condizioni materiali di vita, la fame, la miseria, le lotte, le speranze e utopie di questi grandi sognatori della storia. La canzone anarchica è piena di orgoglio delle proprie condizioni materiali e dello slancio di emanciparle.
La scaletta del trio propone una selezione di brani che ripercorrono i capisaldi di questa gloriosa tradizione canora di lotta e di rivolta, contro le corrotte e assetate caste politiche e contro le estreme conseguenze in cui regimi scellerati gettano intere popolazioni.
“Il Crack delle Banche”, Inno dei Malfattori”, Inno Individualista”, Stornelli D’Esilio”, “Il Galeone”, Partono gli Emigranti”, “Figli dell’Officina”, “Morti di Reggio Emilia”, “Bella Ciao delle Mondine”, “I Ribelli della Montagna”, sono il cuore di un piccolo concerto acustico, che vuole pulsare come ancora si sente in dovere di rendere umilmente omaggio agli avi che impavidi e temerari hanno costruito un nostro grande capitolo di

 

About the Prayer...the prayer about

About the Prayer... the Prayer about.

“Ascolta, figlia, guarda, porgi l’orecchio”.

 (salmo 44-45)

Corpo Orante

progetto di ricerca danzata

primo studio/performance

di e con Veronika Aguglia

Dentro la mia preghiera, il gesto contiene anomalie di sensi contrari alla sua stessa pratica. La sofferenza attira con grazia il corpo in giù, al cospetto di una terra che grida. Terra emarginata da opposte direzioni di pensiero e di azione, che si scansano a vicenda al solo sfiorarsi dei confini. La liturgia preferita dal potere degli eserciti è la nuova postura della preghiera, dove il gesto, definitivamente depredato del suo senso, si nutre di nascondimenti e vergogna.

La preghiera come la danza trasforma di significati nuovi il corpo.

Nella preghiera come nella danza il simbolo si incarna in azione.

Sia la danza che la preghiera vivono di contrasti.

Nella danza il contrasto crea bellezza.

E’ la forza con cui respingo la terra che crea il salto”…

Nella preghiera, il contrasto genera caos e zone marginali. Questo stato dell’assurdo si può portare allo scoperto con la pratica e poetica del gesto. Questo lavoro è un primo studio di un percorso di ricerca danzata intorno al Corpo Orante. Corpo cioè nella sua attenzione ed aspirazione massima. Corpo che è sintomo di uno stato di pensiero e di azione che si rivolge ed è rivolto, ogni volta portatore di sensi multipli.

 

 

Il meritato riposo

 

Regia e Drammaturgia: Roberta Spaventa

Con: Lisa Severo

Musiche in scena: Totò Grimaldi

Ipazia è una donna moderna con un nome antico, che vive in un mondo moderno con una concezione ancora antica....

Lo spettacolo Il meritato riposo vuole mettere in luce la poliedrica visione del mondo da parte degli attori quotidiani che lo compongono, dunque parla della gente, di tutti noi.

 Una società divisa in ruoli, professioni, età ed estrazioni sociali, che vede il mondo e lo interpreta partendo dalla propria tradizione, ma anche dai mille input che la comunicazione moderna fornisce.

Il tema di riferimento è la maternità, un tema che Ipazia vorrebbe affrontare partendo da sé, ma le persone del suo mondo non glielo permettono, perchè troppo prese a dare consigli, giudizi, riflessioni personali e sociali sulla figura della giusta e vera madre.

Il primo studio sarà un dialogo tra un'attrice e un musicista che tra frasi, gesti e note intraprendono un percorso a tentoni di ascolti, relazione e sana comunicazione...un obiettivo che sembra ormai essere impossibile nella vita quotidiana del nostro mondo contemporaneo.

Racconti dal diluvio

RACCONTI DAL DILUVIO (HERE COMES THE FLOOD)

NARRAZIONE TEATRALE PER GIOSTRA MECCANICA, DUE ATTORI,
UN BAMBINO, QUATTRO PASSEGGERI DI UN DORMITORIO

La genesi del progetto

Lo spettacolo dell’Amorevole Compagnia Pneumatica RACCONTI DAL DILUVIO (HERE COMES THE FLOOD) nasce nel 2013 da un’attività didattico-laboratoriale rivolta a persone senza fissa dimora e, specificamente, agli ospiti e ai frequentatori del Centro di Accoglienza Giuseppe Beltrame, principale dormitorio pubblico di Bologna.

 Il Centro Beltrame è stato la residenza di Vito Equatore, una persona con problemi di disagio sociale che fu attore della Compagnia dal 2008 al 2012, anno della sua morte.

A partire da quell’esperienza, nel maggio 2013 il regista della Compagnia Riccardo Paccosi ha quindi proposto al Centro Beltrame un’attività di didattica teatrale rivolta ad altri ospiti del dormitorio. Il Centro, avendo apprezzato la continuità del lavoro artistico svolto insieme a Vito Equatore, ha accettato divenendo altresì partner del progetto.

Dall’attività laboratoriale, della durata di sette mesi, è nato lo spettacolo RACCONTI DAL DILUVIO (HERE COMES THE FLOOD).

Le finalità

Per quanto riguarda le finalità del progetto, va detto che l’attività teatrale può riuscire ad ancorare a una finalità, a una parziale disciplina, persone senza fissa dimora o comunque appartenenti alla tipologia sociale del disagio adulto: ovvero individui che sovente l’emarginazione conduce a tendenze passive o finanche autodistruttive. Il teatro può quindi essere di grande utilità non già autonomamente, bensì se integrato nell’ambito d’un intervento sociale più vasto quale è, appunto, quello del Centro Beltrame.

L’obiettivo secondario del progetto, inoltre, è quello di realizzare prodotti spettacolari in grado di veicolare sensibilizzazione in merito alle problematiche sociali incarnate dalle persone coinvolte nel laboratorio.

Infine, la finalità didattica dei laboratori si pone l’obiettivo di fornire ai partecipanti competenze di base tecnico-professionali in campo teatrale. In questo senso, va infatti ricordato che i partecipanti al laboratorio riceveranno sempre un compenso per ogni recita svolta. Nelle fasi di risposta positiva da parte del mercato teatrale, viene quindi a determinarsi - per gli ospiti del Beltrame coinvolti – un’opportunità di integrazione reddituale.

Le fasi del progetto

La prima fase è constata di un’attività di pedagogia teatrale presso il Centro Beltrame, condotta dal regista dell’Amorevole Compagnia Pneumatica, Riccardo Paccosi. Questo laboratorio – finalizzato a trasmettere tecniche basilari di teatro fisico – ha coinvolto sette ospiti del Centro. Questi ultimi sono stati preliminarmente selezionati dagli educatori della Società Dolce, operante all’interno del Beltrame, i quali hanno altresì monitorato e dato sostegno fattivo al progetto nel corso di tutto il suo svolgimento.

Oltre alla trasmissione di tecniche di teatro fisico, l’attività laboratoriale ha avuto lo scopo di sollecitare gli ospiti a selezionare e comporre delle brevi narrazioni autobiografiche.

La seconda fase – da metà maggio alla fine di giugno – ha visto il proseguimento dell’azione pedagogica sopra descritta, ma a quest’ultima si è andata ad affiancare la costruzione di un saggio-spettacolo con la collaborazione di altri professionisti e, in particolar modo, dell’attore-autore Salvo Quinto che ha svolto il duplice ruolo d’interprete nonché di drammaturgo per RACCONTI DAL DILUVIO. I frammenti di narrazione autobiografica precedentemente selezionati sono stati quindi trattati secondo due livelli di elaborazione: a) in primo luogo, sono stati montati drammaturgicamente entro una fabula afferente al modello della rappresentazione sacra, incentrata sul tema del Diluvio Universale; b) in secondo luogo, la struttura drammaturgica è stata sviluppata registicamente in termini di azione simbolico-performativa, con segmenti d’interazione multimediale quali il video e le voci registrate fuori campo.

La terza e ultima fase ha visto la partecipazione di quattro dei sette partecipanti originari all’attività di laboratorio ed è constata della messinscena dello spettacolo intitolato “Racconti dal Diluvio”.

Partnership

CONTI DAL DILUVIO è stato realizzato in partnership con il Centro di Accoglienza Giuseppe Beltrame, con l’Associzione Naufragie e la Società Dolce operanti dentro la struttura, col sostegno dei network Teatri Solidali della Provincia di Bologna e MOB – Molecole Bolognesi del Quartiere San Vitale, nonché dell’Istituzione Gian franco Minguzzi della Provincia di Bologna.