lettera aperta al pubblico

Per gli amici di TeTe Teatro Tempio e gli spettatori di Barnum a Modena 

AL TEATRO NON SI COMANDA

ovvero

Elena vs Elena

In questi mesi si sta realizzando a Modena un movimento molto interessante: gruppi diversi, di diverse provenienze, formazioni ed età si sono accordati, nel senso più armonico e musicale del termine, per creare un progetto di teatro, danza, musica, filosofia, spettacoli, laboratori  che attraversa molteplici spazi della città e che si fonda sulla ricerca della vitalità, dell’autenticità e della qualità delle ispirazioni e delle realizzazioni.

Così almeno è parso a me. Ho avuto il piacere  di essere invitata a partecipare a questo movimento da ben due formazioni, una con un’intensa e forte storia che già conoscevo e con la quale avevo più volte collaborato condividendo emozioni e intenti, Artistidrama, per la quale ho portato in scena nello spazio di Via Buonpastore Autobiografie di Ignoti lo scorso 8 novembre 2013 e una che non conoscevo ma la cui variegata natura, fresca dedizione ed entusiasmo mi hanno affascinato, Tete Teatro Tempio. Nel loro spazio terrò una serata su Leo de Berardinis, un laboratorio, ‘Creature’ e andrò in scena con ‘Barnum’, del quale alcuni di loro si innamorarono quando lo videro a Bologna, al Teatro delle Moline.

 

E arrivo al punto: Autobiografie di Ignoti e Barnum nascono da un’unica ricerca che ho cominciato diversi anni fa e che si aggira intorno alla creazione di ballate, storie e racconti a partire da improvvisazioni nate dall’osservazione della vita quotidiana, di biografie reali, di letture e illuminazioni che si mescolano con la musica ed il canto. Nel bar nel quale immagino di muovermi navigo anche nella mia stessa biografia, cercando di sciogliere i confini tra passato e futuro e di immedesimarmi nel romanzo irripetibile delle vite altrui.

Attraverso una continua trasformazione dei testi, dei ritmi, dei personaggi, pur  mantenendo una solido canovaccio, mi illudo di acchiappare, con gli strumenti della scrittura, del teatro e della musica, la mutevolezza della vita e le sue continue trascolorazioni.

Prima venne Autobiografie di ignoti e poi Barnum: era perfetto quindi incastonare la mia presenza a Modena nei due diversi spazi con due diverse fasi del mio lavoro.

Tutto questo avrebbe funzionato se non fosse stato per la natura libera e anarchica del teatro in improvvisazione: quando mi sono trovata davanti al pubblico della sala di Via Buonpastore, non sono riuscita a frenare l’irragionevole lucida follia del salto nel vuoto della creazione e ho immesso molti dei materiali di Barnum in quello che doveva essere soltanto il canovaccio di Autobiografie.

Ancora una volta ho  dovuto imparare l’umiltà: non sempre possiamo trasformare l’opera come vorremmo e come ci parrebbe giusto! I nuovi personaggi di Barnum hanno fatto irruzione nel vecchio bar di Autobiografie e hanno preteso di essere raccontati. Non ho saputo governare gli incandescenti materiali da me stessa distillati. Ho imparato ancora una volta che, come quel poco di talento che forse ho non mi appartiene, così anche l’invincibile desiderio di dare tutto quel che si ha nel momento nel quale si è davanti al pubblico non fa parte di una mia generosità, ma delle splendide regole del teatro.

Con queste righe voglio avvertire il pubblico che mi ha già visto l’8 novembre che, forse, se vorrà essere così gentile da tornare a vedermi, ritroverà in Barnum alcuni frammenti e ritratti che ha già visto nel lavoro presentato con il titolo di Autobiografie di Ignoti, progetto che testimonia anche del mio innamoramento per l’incoercibilità del fiume-vita. Allo stesso tempo potrà forse divertirsi nell’addentrarsi dei misteri dell’improvvisazione su canovaccio, ritrovando alcuni personaggi, ma visti sotto un’altra luce e raccontati con altre parole e incontrandone di nuovi, proprio come accade in certe misteriose serate, quando entrando in un locale ben conosciuto o in una casa di amici, si scoprono tratti inediti anche nelle persone che crediamo di conoscere meglio e incontriamo sconosciuti che ci pare di avere avuto accanto da sempre.

Mi scuso con chi mi ha ospitato e mi ospiterà per l’involontario scivolone, promettendo che, come il teatro vuole, farò tutto il meglio che potrò per accogliervi nel mio BARNUM, mutato dalla vita che scorre come lei ha voluto e vorrà.

 

Elena Bucci