Fiaba Incosolabile -The Woyzeck Effect

da George Buchner

di e con Francesco Rossetti

40 minuti

con un ringraziamento speciale a Claudio Morganti, Roberta De Piccoli, Stefania Delia Carnevali, Elisabetta Di Terlizzi, Arterie Teatro, Chiara Ferrin, Annabella Ferrin

 

La vicenda di Woyzeck interpretata da un attore solo che fa tutti i personaggi.

Sedici frammenti fatti di scene, dialoghi e personaggi.

È buffo perché già il Woyzeck è di per sé un testo frammentario, “ricostruito” solo dopo la morte dell'autore. Ora sembra che io lo frammenti ancora di più. Alla fine cosa rimarrà? Sabbia? Polvere?

Ma è questo il punto. Non sono spinto verso una riedizione originale del celebre testo. Mi ci immergo dentro per cercare qualcosa di personale, profondo, contraddittorio.

Chiaro che in questa opera io avverta un “grumo poetico” significativo per me, qualcosa di sfuggente, una piccola ferita che brucia. E tuttavia, anche se la fiaba è inconsolabile, renderla in scena è di per sé un atto di ottimismo. Spero che risvegli qualcosa nello spettatore, accenda una scintilla di umanità.

Buchner è morto nel 1837, a 24 anni. Studiava scienze e medicina di giorno, di notte era visionario. Era nato il 17 ottobre del 1813. Insomma, di questi tempi ricorrono i 200 anni dalla nascita. Mentre sono 100 anni da quando fu messo in scena per la prima volta (in Germania, nel novembre 1913).

L'opera piaceva molto a Rilke, ad Artaud. A tanti altri. Alan Berg ci scrisse un'opera: “Wozzeck”, del 1925. Molti conoscono il film di Werner Herzog.

A me piace che Woyzech vada sempre di corsa, questo lo rende maledettamente contemporaneo. "Perché corri così?”, gli chiedono. “Non è normale per uno con la coscienza pulita".

Un'ultima nota: sono felice di presentare questo lavoro in anteprima negli spazi del Tete. Oltre a sviluppare un percorso artistico, la compagnia che lo gestisce ha sempre investito energia sulla qualità dell'accoglienza.