Bestie

Bestie

Se un cucciolo d'animale si allontanasse dalla tana per venire in mezzo a noi, uomini e donne, se ci guardasse con i suoi occhi di bestia, se chiedesse i suoi perché di cucciolo che non capisce, se avesse paura di noi e scappasse e poi tornasse a svelarci un segreto, una storia che è la nostra storia...

Come una giostra che gira e gira, come un catalogo di brevi assurde storie, ridicole e terribili, paradossi del vivere contemporaneo. Uno spettacolo aperto, alla ricerca di domande. Per parlare di natura, di ecologia profonda, di speranza, di cuccioli, di qualcosa che può ancora accadere e, siamo sicuri, accadrà.

In collaborazione con ARPAL (Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente Liguria) 
che partecipa al progetto con i propri esperti di comunicazione e didattica ambientale per le scuole.

CON Danila Barone/Raffaella Tagliabue, Daniela Carucci, Francesca Luciani, Paolo Piano
REGIA  Antonio Tancredi

drammaturgia Simona Gambaro scene Simona Panella costumi Francesca Marsella maschere Roberta Agostini disegno luciFederico Canibus consulenza musicale Tristan Martinelli organizzazione Teatro del Piccione

Presentazione

brochure in pdf

Chi non conosce la verità é soltanto uno sciocco;
ma chi, conoscendola, la chiama bugia, é un malfattore.
(B. Brecht )

 

BESTIE 
è uno spettacolo che vuole riflettere sull'attuale ROTTURA DELL'EQUILIBRIO UOMO-NATURA.


Lo fa attraverso paradossi comici e forti immagini che non vogliono imporre risposte ma suscitare dubbi sui quali riflettere, da cui possano nascere in ognuno le domande necessarie, primo passo verso il cambiamento.  
Fuggendo la retorica della morale, lo spettacolo rimane aperto. Perché sia chiaro che solo con la consapevolezza personale e l'azione di tutti è possibile immaginare e praticare un nuovo stile di vita, che ci permetta di ritrovare l'equilibrio perduto, essenziale alla sopravvivenza dell'uomo sulla terra. 

Come una giostra che gira e gira, come un catalogo di brevi assurde storie, ridicole e terribili: ecco lo spettacolo. Quattro personaggi attraversano i quadri di un'esposizione che racconta per immagini il nostro mondo. In ogni quadro si fanno strada una crisi e una domanda. Dicono di tutto ciò che stiamo dimenticando mentre mettiamo le mani sulla terra che ci nutre, ci dà acqua, aria, casa. Ma c'è un tempo per demolire e un tempo per costruire, dice il libro. E adesso è il tempo di ricostruire. 
Ecco allora un cucciolo che osserva il mondo degli uomini.  Il suo è uno sguardo curioso e infantile ma altrettanto crudo ed impietoso. Le sue domande sono disarmanti nella loro semplicità, riescono a metterci a nudo di fronte alla follia di alcuni nostri modi di agire, pensare e vivere.

“Loro, che non sanno il sogno il desiderio
che mancano di mano che non hanno invenzione
d'intelletto, cure alle malattie. Loro, dai loro musi 
dai loro peli, piume, setole, squame, 
dai loro occhi guardinghi dai loro occhi liberi
dalle corse dai rami dal loro stare dentro la terra
dal loro cielo in volo dalla ferocia e innocenza
se loro, bestie, guadassero noi e ci sapessero parlare.”


SPAZIO DEL DIBATTITO 

Quello che vogliamo fare è offrire una visione poetica, emotiva, della problematica ambientale, che tratti il temi dal punto di vista etico-filosofico. Il messaggio veicolato dallo spettacolo non è di pura didascalia o nozionismo bensì necessita un'elaborazione personale e profonda per essere appreso.  

Riteniamo tuttavia molto importante offrire anche delle chiavi di lettura concrete, delle indicazioni di buone pratiche da coltivare quotidianamente per applicare una condotta ecologicamente corretta.
Per questo, parte fondamentale dello spettacolo è una DISCUSSIONE GUIDATA a fine rappresentazione (di durata indicativa di 30 minuti) che fornisca completezza scientifica alla visione.
A tale proposito il Teatro del Piccione si avvale della fattiva collaborazione dell'ARPAL (Agenzia Regionale Protezione Ambientale Ligure), che prevede tra le sue funzioni progetti di comunicazione e didattica ambientale.

 

IL PROGETTO

Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre,
ma nell’avere nuovi occhi”
(M. Proust)


mettere in scena la nostra ricerca:
altro non riusciamo a fare se non comunicare il nostro smarrimento, il solo da cui può nascere qualcosa di nuovo, 
un nuovo pensiero, un nuovo ordine di valori, un nuovo stile di vita, nuovi occhi 
così lo spettacolo non racconta una storia ma un vuoto pieno di domande

non c’è linearità nello spettacolo, c’è rete e circolarità
associazioni, immagini che ritornano, si mescolano, evolvono

non c’è un giusto e uno sbagliato, né un principio enunciato:
non c'è una gerarchia di pensiero
c'è un passo indietro, un sottrarsi per lasciar affiorare

il legame profondo, fisiologico, con il mondo naturale di cui noi siamo parte integrante e interagente con tutte le altre parti che lo compongono, quel legame viscerale, fisico e spirituale, è ciò che vorremo portare alla coscienza
e non tanto ad una coscienza razionale, ma ad un riconoscimento ancestrale

a partire da questo mettere poi in gioco le nostre risorse intellettive, di esseri dotati di intelligenza,  capacità analitica, capacità di proiettare la nostra immagine nel futuro, per trovare le risposte pratiche, contingenti e urgenti al grave problema che incombe sulla nostra vita:
lo squilibrio nel rapporto uomo natura 
che, se non sanato, porterà noi e le future generazioni allo sfacelo

non può che essere un lavoro aperto
uno spettacolo che lascia un dubbio, 
il dubbio che poi non vada tutto così bene come vogliono farci credere

provoca altre domande
genitori e insegnanti, a loro continuare: come adulti abbiamo questa responsabilità

uno spettacolo che non mette un punto, vuol essere solo un seme
forse anche un seme dentro un percorso più ampio
nella ricerca di una forma per comunicare qualcosa di grande e complesso
come è complessa la rete della vita

allora, per ora, BESTIE