Mutu

Mutu

scritto da Aldo Rapè

con Aldo Rapè e Marco Carlino

regia  Lauro Versari

Coup de cœur du Club de la presse

Miglior Spettacolo Straniero 2012

 Festival Avignon Off 2012

Mutu. Una storia che è una bomba ad orologeria.

E' la storia di due fratelli, due uomini del nostro tempo, uno prete e l’altro mafioso, ingabbiati nelle loro vesti e nei loro ruoli ma desiderosi di scappare. La mafia e la chiesa, come pretesto per parlare del vero male che colpisce i due protagonisti: la solitudine ed il vuoto esistenziale che esiste nella nostra civiltà.

Sinossi

Saro e Salvuccio. Il prete e il mafioso. Una storia di due fratelli. Due vocazioni a confronto. Due uomini sotto lo sguardo dello stesso Dio. Insieme dopo tanti anni. Muti, tutti muti per anni, muti per fame e per necessità. Ma un giorno la coscienza ed il sangue cominciano ad urlare.

Note d'intenzione

C’è nell’aria puzza di mafia, puzza di qualcosa di sporco. 

L’organizzazione delle stragi si è trasformata in organizzazione imprenditoriale. Si è fusa con la politica, con le amministrazioni pubbliche e quelle private. In modo capillare è entrata nelle chiese, nei palazzi e soprattutto nelle case della povera gente.

Rosario e Salvuccio, il nero ed il bianco, due “recite” contrapposte per uno stesso fine, evadere, strappandosi tutte le maschere, una ad una, per ritrovarsi fratelli. Nessuno può fuggire senza l'aiuto di coloro che sono fuggiti precedentemente. Ogni uomo può trovare un giorno la possibilità di evadere, di sentirsi libero, a condizione che egli sappia rendersi conto di essere in gabbia.

 

Media et Presse -  Italy

"il killer ed il prete, il MUTU di Rapè convince....la forza espressiva di questo testo e della sua efficace messa in scena sta nello scontro dagli stridori metallici di due culture così tanto diverse ma strette nello stesso addolorato abbraccio di due fratelli...."       (Giornale di Sicilia, 12 Ott 2008)

"due fratelli ed il mal di vivere...il conflitto perenne di due universi distanti.....interessante la drammaturgia di Rapè che mette a confronto la religiosità dei santini bruciati con quella di un dio a fianco degli ultimi. E che con un linguaggio semplice, ma incisivo racconta il male oscuro del vivere...."    (La Repubblica, Palermo 11 Ott 2008)

"continua a scavare dentro il cuore di tenebra della Sicilia, Aldo Rapè, duro attacco ai silenzi che tagliano le gambe alla libertà, al riscatto, silenzi che hanno come blasfema cornice una religiosità che è solo rituale e che nulla ha a che fare con il messaggio di pace di Cristo....."        (Giornale di Sicilia, Rosa Li Vecchi)

"l'avvincente scrittura di Rapè svela poco a poco un dramma familiare....fra le righe di questa sofferta ed appassionata drammaturgia si agita il sospetto che la radice del male sia nell'ideale dna di una terra madre (il nostro Mezzogiorno) amara quanto irresistibile. Al bel testo corrispondono una regia coerente e soprattutto interpretazioni intense. Che bravi i due attori..."    (Il Quotidiano di Bari, Italo Interesse)

"Chiesa e Mafia, due istituzioni che intrecciano le loro affilate e sotterranee dietrologie nella devozione per il silenzio....energico e vivace Aldo Rapè...uno spettacolo irruente e sospeso, che diventa un grido di libertà e una vibrazione di sentimenti nudi...l'equilibrio distante della propria libertà...."         (Puglia TV)