TEMI PRINCIPALI:
Lo spettacolo, pur procedendo al ritmo dell’epica e toccando spesso e volentieri i toni del comico, cerca di mettere i bambini di fronte a questioni che possano innescare in loro alcune riflessioni. La prima riguarda il teatro stesso. Dato che i due protagonisti sono dichiaratamente dei cantastorie girovaghi, essi portano con loro il desiderio di raccontare e di raccontarsi, di costruire una memoria insieme a chi li ascolta, di adoperare più livelli (corpo, voce, musica, figura) per stimolare sensorialmente ed emotivamente il proprio pubblico. Ma, allo stesso tempo, la vicenda è costruita proprio su di una difficoltà legata alla memoria e, quindi, sulla necessità di recuperare la propria tradizione e andare alla ricerca della propria identità perduta. Qui entra in gioco il pupo dal filo rotto, metafora di ciò che viene indicato generalmente come difettoso e sbagliato ma che, a ben guardare, offre invece nuovi punti di vista, basati sulla forza della diversità e sul rispetto delle differenze, intesi come risorse per un sano e pieno sviluppo individuale e collettivo. La risoluzione della vicenda sta proprio nel fatto che il cantastorie, una volta riconosciuto il valore del pupo senza filo, può finalmente emanciparsi dai pregiudizi legati ad una visione del mondo (e del teatro) ormai divenuta stantia e cominciare così ad inventare nuove storie, più vicine ai bambini di oggi.
Dal punto di vista didattico, la visione dello spettacolo offre spunti per approfondire elementi del programma di diverse materie: storia, letteratura, educazione artistica, musica, educazione emotiva.