Drammaturgia e Regia di Roberta Spaventa
Con Angelo Argentina e Santo Marino
Uno spettacolo che parla di uno stato dell’essere, del senso di estraneità dell’uomo di fronte al Confine, qualunque esso sia. Una denuncia esistenziale, ma anche sociale, dove il limite diviene ipotesi del valicabile. Il potere, sovrastruttura silente, toglie all’altro ogni possibilità di azione, oppure lo costringe a una reiterazione perpetua senza possibilità di scelta. Incombe sull’agire umano muovendone le fila e dispensandone l’assoluzione. I due personaggi, Duca e Fido, già vittime nella loro giurisdizione, non avranno così altre chance, neppure oltre il Confine, specchio arido e muto della loro realtà. Fido, nell’attimo di presa di coscienza di una realtà misera e svilente troverà nel proprio annientamento la soluzione per sottrarsi a quel moto perpetuo di sottomissione e Duca, negando in un delirio di onnipotenza la realtà contingente, sarà sorpreso dalla morte, la propria e quella dell’amico fedele. Null’altro resta in un mondo dove il limite si fa barriera invalicabile o invisibile solcatura. L’Altro è un pericoloso estraneo!

Note di Regia

Il potere e tu cosa ne sai del potere, Fido? Dimmi”
Lo spettacolo riflette sulla questione centrale e atemporale del Potere che crea ruoli e blocca gli uomini in strutture sociali prestabilite, sulle “banali” modalità che usa per confermare sé stesso creando dubbi e sensi di colpa, astenendosi dal fornire quegli strumenti necessari all’emancipazione e alla capacità di azione consapevole.
Una denuncia contro l’acquiescenza, l’abbandono e l’impossibilità di creare un futuro migliore in una società più vivibile.
Ho voluto parlare di quella parte della popolazione che non ha strumenti culturali per crescere e riflettere e che quindi resta a guardare. Anche questa è un’azione: di non coinvolgimento!
Una denuncia sociale ed esistenziale dunque: in un mondo che sembra negare qualunque possibile trasformazione i due personaggi, Duca e Fido, vittime nella loro giurisdizione di origine, cercano di oltrepassarne il confine nella speranza di cambiare la propria condizione. E’ dunque necessario che si presentino puntuali al cospetto del Cavaliere Giallo in occasione delle nuove investiture….
Il loro peregrinare diventerà lo spunto per un percorso sia fisico (quello scenico) che interiore, (rappresentato nello spettacolo dalle video-installazioni), verso quell’inconscio che anela al cambiamento e alla trasformazione dell’ordine delle cose.
Si coglie nell’aria una triste realtà di un quotidiano assopito e troppo spesso non consapevole, ma che potrebbe superare i “Confini prestabiliti” solo se non si rimane fermi, semplicemente a guardare!
Agire, educare, dunque per non rimanere ad osservare immobili, per non fare il morto!
Roberta Spaventa

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